Conosciamo meglio i Disturbi Depressivi

I Disturbi Depressivi implicano alterazioni significative del tono dell’umore accompagnate da sintomi sia somatici che psicologici. Tale sintomatologia e le alterazioni del tono dell’umore comportano una importante compromissione del funzionamento sociale e lavorativo della persona.

In clinica si parla di Disturbi Depressivi e non semplicemente di Depressione in quanto, anche se simili, queste patologie psichiche hanno diverse caratteristiche e si differenziano prevalentemente per l’intensità e la durata nel tempo del disagio che viene esperito. Inoltre alcuni dei Disturbi Depressivi affliggono in particolare le donne. 

Tra i Disturbi Depressivi più frequenti troviamo:

  • il Disturbo Depressivo Maggiore
  • la Distimia o Disturbo Depressivo Persistente
  • il Disturbo Disforico Premestruale
  • la Depressione Post-Partum

Vediamo insieme quali sono le caratteristiche di ciascuna di queste problematiche.

Il Disturbo Depressivo Maggiore

Il Disturbo Depressivo Maggiore è noto anche come Depressione Maggiore o Disturbo Unipolare.

Coloro che ne soffrono possono apparire come infelici: con occhi lucidi, fronte corrugata e angoli della bocca rivolti in basso; con postura abbattuta, ridotto contatto visivo e amimia; con scarsi movimenti del corpo e modificazioni del tono di voce e della prosodia.

In alcune persone, l’umore depresso è così profondo da non consentire il pianto e costoro affermano di essere incapaci di sperimentare le comuni emozioni e di percepire il mondo come senza colore e con meno vita.

Nel Disturbo Depressivo Maggiore l’alimentazione può essere gravemente compromessa e spesso è deficitaria sia la cura dell’igiene personale che quella dei familiari o dei propri animali.

Per effettuare la diagnosi di Depressione Maggiore, secondo quanto prescrive iDSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, devono essere presenti almeno 5 dei seguenti sintomi quasi ogni giorno durante lo stesso periodo di 2 settimane, e uno di essi deve necessariamente essere uno dei primi due:

  • Umore depresso per la maggior parte del giorno
  • Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività per la maggior parte del giorno
  • Significativi (> 5%) aumento o perdita di peso oppure diminuzione o aumento dell’appetito
  • Insonnia (spesso insonnia di mantenimento [centrale]) o ipersonnia
  • Agitazione o rallentamento psicomotorio osservati da altri (non auto-riferiti)
  • Astenia o perdita di energia
  • Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati
  • Diminuita capacità di pensare o concentrarsi o indecisione
  • Pensieri ricorrenti di morte o di suicidio, un tentativo di suicidio, o un piano specifico per effettuarlo

L’episodio di alterazione dell’umore, inoltre, non deve essere attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza o a un’altra condizione medica generale. La durata media di un episodio depressivo maggiore può durare da 6 mesi a un anno, a seconda della gravità.

Il Disturbo Depressivo Persistente o Distimia

Chi è affetto dal Disturbo Depressivo Persistente, noto anche come Distimia o Disturbo Distimico, perde interesse per le normali attività quotidiane e si sente spesso scoraggiato e senza speranze; a livello lavorativo sperimenta cali di produttività ed efficienza, e in generale, presenta una bassa autostima e esperisce una sensazione di inadeguatezza.

Ciò che caratterizza questo disturbo è appunto la persistenza nel tempo della problematica; i sintomi dello spettro depressivo possono essere generalmente più lievi rispetto a quelli della Depressione Maggiore. Di solito la persona che è affetta da distimia e chi si relaziona con lei arrivano a confondere la sintomatologia con i tratti della personalità della persona, proprio a causa della persistenza nel tempo di tali sintomi.

Nel Disturbo Depressivo Persistente l’umore depresso è presente quasi ogni giorno per almeno 2 anni e, in concomitanza, almeno 2 dei seguenti sintomi: scarso appetito o iperfagia, insonnia o ipersonnia, astenia, bassa autostima, difficoltà di concentrazione o nel prendere decisioni, sentimenti di disperazione.

In questo caso non vi sono pensieri di morte, ma nella persona prevalgono sensazioni di debolezza e inefficacia, pensieri negativi su sé stessi e sul proprio futuro, bassa autostima, difficolta nel provare piacere e nell’affrontare le difficoltà nella propria quotidianità.

Il Disturbo Disforico Premestruale

Il Disturbo Disforico Premestruale consiste in una costellazione di sintomi psicofisici che caratterizzano nelle donne la fase premestruale, in particolare nella settimana che precede le mestruazioni. Questa problematica ha un andamento ciclico, correlato all’andamento del ciclo ovulatorio e mestruale.

Secondo il DSM-5, per diagnosticare il Disturbo Disforico Premestruale devono presentarsi almeno cinque sintomi nella settimana che precede l’inizio delle mestruazioni. Tali sintomi devono migliorare entro pochi giorni dopo l’inizio delle mestruazioni e per sparire nella settimana successiva.

Devono essere presenti uno o più dei sintomi tra:

  • labilità affettiva marcata
  • marcata irritabilità o rabbia o aumento dei conflitti interpersonali
  • umore depresso, sentimenti di disperazione o pensieri autosvalutativi
  • ansia eccessiva e tensione

A questi devono aggiungersi uno o più dei successivi sintomi:

  • diminuzione dell’interesse nelle attività abituali
  • difficoltà soggettive nella concentrazione, letargia, facile affaticabilità o marcata mancanza di energia
  • variazione notevole dell’appetito
  • ipersonnia o insonnia
  • sintomi fisici come tensione mammaria o gonfiore, dolori articolari o muscolari, sensazione di gonfiore o aumento di peso

La Depressione Post-Partum

La Depressione Post-Partum è un disturbo dell’umore che si manifesta con sintomi depressivi che continuano per più di 2 settimane dopo il parto e interferiscono con le attività della vita quotidiana.

Si verifica nel 10-15% delle donne dopo il parto e l’esatta eziologia di questa patologia è sconosciuta. Una precedente depressione può rappresentare un fattore di rischio maggiore e si ritiene che i cambiamenti ormonali durante il puerperio, la privazione del sonno e la predisposizione genetica possano contribuire all’esordio.

Una depressione transitoria, il cosiddetto baby blues, è molto frequente durante la prima settimana successiva al parto, ma si differenzia dalla Depressione Post-Partum perché più leggero e di durata massima di due settimane.

I sintomi della Depressione Post-Partum, che in genere si sviluppano insidiosamente nell’arco di 3 mesi, possono essere simili a quelli della Depressione Maggiore e possono comprendere:

  • Tristezza estrema
  • Sbalzi d’umore
  • Pianto incontrollabile
  • Insonnia o ipersonnia
  • Perdita di appetito o iperfagia
  • Irritabilità e rabbia
  • Mal di testa e mialgie
  • Estrema stanchezza
  • Preoccupazioni eccessive o disinteresse nei confronti del bambino
  • Una sensazione di non essere in grado di prendersi cura del bambino o di essere inadeguata come madre
  • Paura di danneggiare il bambino
  • Senso di colpa per i suoi sentimenti
  • Ideazione suicidaria
  • Ansietà o attacchi di panico

La Depressione Post-Partum interferisce con la capacità delle donne di prendersi cura di sé stesse e del bambino.

Ricominciare a vivere

Riconoscere un Disturbo Depressivo è il primo passo per poterlo affrontare e risolvere. Non è semplice, ma con l’aiuto dello Psicoterapeuta è possibile agire per riprendere il controllo della propria vita.

Se hai bisogno di aiuto per affrontare le tue difficoltà, contattami e fissiamo un appuntamento.

Bibliografia

  • American Psychiatric Association, DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina Editore, 2014
  • Jervis G., La Depressione, Il Mulino, 2002
  • Bao, A. M., Ruhe, H. G., et al., Neurotransmitters and neuropeptides in depression, Handbook of clinical neurology, 2012