Le conseguenze psicologiche del Covid
L’emergenza sanitaria che stiamo ancora vivendo ha causato e continuerà a causare importanti conseguenze emotive. Le nostre condizioni di vita e le nostre abitudini sono cambiate radicalmente e servirà molto tempo per ritornare ai livelli di normalità pre-covid.
Ma il Covid-19 non è soltanto una sindrome respiratoria, colpisce infatti anche altri distretti e funzioni del corpo ed è in grado di invadere il sistema nervoso centrale e causare sintomi neurologici.
Le anomalie cognitive dopo il Covid
Nei soggetti con Covid-19 sono stati osservati sintomi neurologici come mal di testa, vertigini, mialgia, anosmia e ageusia. Questi ultimi due sintomi, che consistono nella temporanea perdita dell’olfatto e del gusto, sono stati spesso il campanello d’allarme che ha fatto comprendere a tanti che qualcosa non andava.
Nei pazienti ospedalizzati sono state rilevate anche complicazioni più gravi come l’encefalopatia e lesioni muscolo scheletriche.
Inoltre si è registrata una notevole incidenza di eventi cerebrovascolari, soprattutto nei pazienti anziani e nei casi più gravi.
Ma in molti casi le conseguenze cognitive del Covid si protraggono a lungo dopo la guarigione.
Uno studio ha verificato che dopo cinque mesi dalla dimissione
- il 60,5% dei pazienti aveva anomalie cognitive
- il 42% ha mostrato un rallentamento della velocità di elaborazione cognitiva
- circa il 20% ha mostrato disfunzioni della memoria verbale e spaziale a lungo termine
La compromissione delle capacità cognitive dovuta all’isolamento sociale
I vari lockdown e le restrizioni attuate per limitare i contagi hanno ridotto i contatti interpersonali e hanno dato origine in molte persone a dei sentimenti di isolamento e solitudine e a livelli più elevati di umore negativo.
Già in passato è stata ben documentata la relazione tra isolamento e declino cognitivo grazie ad alcuni studi e anche in tempi recenti è stato dimostrato che l’isolamento influenza il funzionamento cognitivo e il declino.
Il rischio di problemi cognitivi non riguarda quindi solo chi è stato contagiato.
Vivere da soli e non avere relazioni strette, o avere una rete sociale limitata o scarsa, implica un aumento del rischio di demenza, mentre una capacità cognitiva più scarsa in assenza di demenza può verificarsi in presenza di livelli più bassi di supporto emotivo.
L’impegno sociale durante le attività ricreative invece migliora la memoria e protegge dal declino cognitivo.
Ripartire e rifiorire
Per recuperare le capacità cognitive e le abilità relazionali che ci permettono di vivere meglio è essenziale riprendere quanto prima possibile una piena vita sociale. È ovviamente importante farlo con le opportune cautele e nel rispetto delle norme anticontagio.
Ritornare alle vecchie abitudini e riallacciare le relazioni quotidiane è sicuramente d’aiuto superare le conseguenze del Covid, ma in alcuni casi può essere necessario un aiuto per meglio affrontare le difficoltà.
Contattami per fissare un appuntamento e analizziamo insieme la situazione per riprendere il controllo della tua vita e delle tue relazioni.
Bibliografia
- Ferrucci R., Dini M. et al., Long-Lasting Cognitive Abnormalities after COVID-19, Brain Sciences, 2021
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Ingram J., Hand C. J., Maciejewski G., Social isolation during COVID-19 lockdown impairs cognitive function, Applied Cognitive Psychology, 2021
- Callea M., Galeotti A., et al., COVID-19 and Down syndrome, Acta Paediatrica, 2020
- Sozzi M., Algeri L., et al., Il ruolo dello psicologo nella presa in carico di pazienti con alterazioni delle funzioni cognitive, Franco Angeli, 2021