La depressione: cos’è, cosa provoca e come ci fa sentire

A tutti noi è capitato di sentirci tristi, giù di morale, per qualche momento o per periodi più lunghi; a molti poi sarà capitato di definirsi depressi, per questo o quel motivo.

Ma cosa significa, in Psicologia, essere depressi?

La depressione è uno fra i disturbi psichici più diffusi e colpisce, secondo l’ISTAT, il 5,5% della popolazione italiana.

La recente pandemia ha contribuito all’aumento di questa percentuale. Profondi cambiamenti hanno segnato la vita delle persone: la riduzione o la perdita del lavoro, l’isolamento sociale, le trasformazioni della routine, i lutti e altre esperienze che hanno richiesto notevoli capacità di adattamento e resilienza.

Quando parliamo di depressione intendiamo un vissuto persistente di disagio psichico caratterizzato, in primis, da un abbassamento del tono dell’umore, diagnosticato in base a dei criteri specifici che permettono di distinguerla dalla comune tristezza o dallo scoraggiamento.

Vediamo insieme quali sono.

    Come riconoscere la depressione

    Il DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, distingue diversi tipi di Disturbo depressivo sulla base della temporalità e dell’intensità con cui si manifestano.

    Tutti sono però accomunati da alcuni sintomi, come umore basso per la maggior parte del tempo, scarsa autostima, pensieri nichilistici, generale perdita di interessi, ansia.

    Possono inoltre essere accompagnati da sintomi fisici, come stanchezza e variazione dell’appetito.

    Benché questi vissuti siano comuni nell’esperienza quotidiana delle persone, ciò che permette di identificare la presenza di un disturbo depressivo è la marcata compromissione della qualità della vita dell’individuo, per diverso tempo, in una o più aree: sociale, lavorativa, affettiva.

    L’esperienza personale è bloccata su uno o più fronti e caratterizzata da senso di colpa e generale percezione di incapacità ad affrontare le situazioni. Il rischio più importante di questo vissuto è che la persona non trovi via d’uscita, fino a ricorrere – nei casi più estremi – a comportamenti autosabotanti. La depressione è, infatti, una fra le più comuni cause di atti suicidari.

    Riconoscerla e diagnosticarla tempestivamente è perciò fondamentale.

    Cosa provoca la depressione

    Non esiste un’eziologia specifica, nell’insorgenza della depressione.

    In generale, si distingue un’origine primaria, quando non è dipendente da altre condizioni patologiche, e una secondaria, quando invece accompagna altre patologie.

    In entrambi i casi, contribuiscono sia fattori genetici sia ambientali, legati cioè al contesto di vita della persona.

    La percezione di mancanza di autoefficacia o di relazioni sociali soddisfacenti, così come condizioni precarie di vita, o situazioni di grave stress sono alcune esperienze predisponenti. Non sempre, tuttavia, questi fattori conducono a un disturbo cronico: alcune forme di depressione possono essere reattive a esperienze particolarmente invalidanti o dolorose, ma comunque transitorie.

    In altri casi invece, il vissuto può protrarsi per molto tempo, fino a cronicizzarsi in un funzionamento più o meno stabilizzato o caratterizzato da recidive.

    Alcuni studi hanno inoltre individuato specifici aspetti neurofisiologici legati alla depressione, caratterizzati da modificazioni nella regolazione dei neurotrasmettitori. Per questo motivo, uno degli interventi consigliati per la cura della depressione è di tipo farmacologico.

    Il trattamento della depressione

    La cura della depressione avviene, in genere, su più livelli:

    • sostegno
    • psicoterapia
    • intervento farmacologico

    A seconda della gravità del disturbo, il trattamento può prevedere uno o più di questi interventi.

    Il sostegno è svolto sia da figure professionali – medico, psicologo, servizi – che dalla rete di familiari e amici della persona, al fine di migliorare la percezione di sostegno e accompagnamento al benessere.

    La Psicoterapia mira invece a sostenere la persona in un processo di consapevolezza e cambiamento di sé.

    Infine, l’intervento farmacologico, indicato per i disturbi più gravi, permette di sopperire alle alterazioni negli scambi neuronali e di attenuare l’espressione dei sintomi.

    Non vi sono tempi prestabiliti per la cura della depressione: ogni situazione è personale e va considerata in maniera specifica, al di là dei sintomi presenti. Questi ultimi sono degli indicatori che guidano la diagnosi, tuttavia non sono esaustivi ai fini della comprensione del disagio della persona.

    La depressione è una condizione a cui è necessario prestare attenzione e cura.

    È assolutamente importante sensibilizzare a questa patologia e non banalizzare il vissuto delle persone che ne soffrono. Stare meglio non è sempre e solo un atto di forza di volontà, ma un percorso che deve essere scritto sulla base dei bisogni e delle caratteristiche uniche di ogni singola persona.

    Per questo è importante chiedere aiuto e affidarsi a dei professionisti: la tempestività dell’intervento è uno dei fattori che maggiormente influiscono sul buon esito della cura.

    Riconoscere il problema e affrontarlo

    Riconoscere il problema è il primo passo per affrontarlo e risolverlo.

    Se credi di aver bisogno di un aiuto concreto per affrontare le tue difficoltà, contattami e fissiamo un appuntamento per parlare del tuo dolore e per provare a superarlo.

    Bibliografia

    • American Psychiatric Association, DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina Editore, 2014
    • Jervis G., La Depressione, Il Mulino, 2002
    • Bao, A. M., Ruhe, H. G., et al., Neurotransmitters and neuropeptides in depression, Handbook of clinical neurology, 2012